Nasce in Cina la supercittà: è 26 volte più grande di Londra

Chi dice che le metropoli possono svilupparsi solo per espansione? In Cina sembrano aver scoperto una via alternativa: l’aggregazione. Nell’area a sud, lì dove scorre il Pearl River Delta, nascerà un gigante nucleo urbano dalla fusione, appunto, delle nove città dislocate in zona: da Guangzhou a Shenzhen passando per Foshan, Dongguan, Zhongshan, Zhuhai, Jiangmen, Huizhou and Zhaoqing. In pratica, restano fuori soltanto Macao e Hong Kong.

La scelta di aggregare più nuclei in un unico scenario urbano sprofonda le sue radici nella necessità di un migliore stile di vita per tutti: la fusione semplificherà notevolmente gli aspetti che disciplinano le attività dei cittadini offrendo linee guida comuni, e dal punto di vista strettamente economico garantirà benessere e opportunità agli abitanti.

In base al progetto, denominato ‘Turn the Pearl River Delta into One’, l’unione delle nove piccole città, il cui costo si aggira intorno ai 190 bilioni di dollari, creerà una megatropoli di 16mila metri quadrati, vale a dire circa ventisei volte Londra e oltre 70 volte la capitale italiana.

Una superficie incredibile, ma anche piena di risorse, visto che le nove aree sommate rappresentano un decimo dell’intera economia cinese: nei prossimi anni quindi lo scopo primario è dar loro un’identità comune tramite il rafforzamento delle infrastrutture (circa 29mila miglia di nuove tracce) che collegano i vari nuclei, finalmente soggetti ad un’unica tariffa, o la possibilità di ricevere assistenza sanitaria dappertutto, e più in generale l’accesso facile a una serie di servizi lungo l’intera area in via di aggregazione.

Scuole, ospedali, politica e infrastrutture unificate: e unificata sarà anche l’azione in merito tutto ciò che ne conseguirà (inquinamento ed effetti dell’industrializzazione compresi).

Al momento la super-città non ha nome, né finirà per ereditarne uno già esistente fra le aree da cui nasce: questo dettaglio è in effetti ancora tutto da chiarire.

Viene da chiedersi intanto se tutto questo sarà sufficiente per creare davvero una città, non tanto nell’aspetto economico-logistico, quanto in riferimento al senso di appartenenza degli abitanti: che ne sarà in effetti del loro passato comunitario fatto di piccoli nuclei?

Semplice: è molto probabile che l’aspetto comunitario continui ad arbitrare le vite dei nove paesi a dispetto del nuovo status di super-cittadini. E’ anche probabile però che con gli anni e il susseguirsi naturale di generazioni le cose cambino: come per tutte le cose quello che non si può forzare è il tempo.

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