Il progetto, sviluppato grazie alla collaborazione di alcune società londinesi (Max Fordham Consulting Engineers, Seawater Greenhouse, Exploration Architecture) e della norvegese Belona Foundation, mira infatti alla costruzione di una serra pilota ad Aqaba, in Giordania, poco distante dal Mar Rosso. Duecentomila metri quadrati di verde a partire dal 2012: ma come?
Sfruttando tutto quello che c’è per natura: le inesauribili fonti del sole, l’acqua di mare, l’aria e le biomasse. In cambio, cibo, acqua e nuova energia, pulita.
Sole e acqua. Il progetto prevede l’utilizzo di tecnologie CSP (Concentrated solar power), un innovativo sistema di lenti e specchi che, disposti su un’ampia superficie come quella in questione, sono in grado di canalizzare le grandi quantità di energia termica prodotta dalla luce solare verso un’area precisa e mirata. In questo caso, l’area è ‘occupata’ da una serie di tubi d’acqua; grazie al calore l’acqua si trasforma in una massiva quantità di vapore e quel vapore è poi spinto verso una turbina, a sua volta connessa ad un tradizionale generatore elettrico.
Acqua e aria. Anche l’aria calda del deserto, che notoriamente si presta poco al ‘giardinaggio’, viene aspirata attraverso i filtri insieme all’acqua di mare. E all’interno dei tubi il tutto, depurato da polveri, insetti e impurità, subisce una serie di sbalzi di temperatura (parliamo degli stessi tubi che ricevono il calore solare) che ne garantiscono la condensazione e la desalinizzazione fino alla definitiva trasformazione in acqua dolce e utilizzabile per le colture.
Biomasse. Sembra che le alghe siano il composto ideale per produrre energia con le biomasse: ben trenta volte superiori alle risorse tradizionalmente usate come legno, spazzatura o combutibili a base di alcol. Il Sahara Forest Project conta perciò di coltivarne in quantità all’interno di specifiche vasche di acqua marina (fotobioreattori): con l’aumentare del fabbisogno energetico, quelle alghe saranno un combustibile prezioso per ovviare alla dipendenza da carbone, petrolio o metano.
Il risultato. L’entusiasmo degli sviluppatori del progetto è giustificato: se tutto procedesse come sperato, il Sahara avrebbe presto una serra di immense proporzioni, totalmente autosufficiente e in perfetta armonia con l’ambiente. E ‘scusate se è poco’, in un arido angolo del deserto più grande del mondo.
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