Clonazione: il Giappone pronto a 'resuscitare' il mammut

Trovarsi faccia a faccia con un animale preistorico (non in formato fossile!) è un'impresa impossibile. Almeno fino ad oggi. Un gruppo di studiosi dell'Università di Kyoto, infatti, ha in mente di 'resuscitare', entro i prossimi 5 anni, i mammut attraverso la clonazione.

Il team di ricercatori nipponici avrebbe creato una tecnica per estrarre il Dna da cellule congelate, in precedenza un ostacolo per i tentativi di clonazione a causa dei danni subiti dalle cellule stesse nel processo di congelamento.

Così, attraverso il reperimento di alcuni tessuti ricavati dalla carcassa di un mammut, conservati in un laboratorio di ricerca russo, gli studiosi di Kyoto cercheranno di far rivivere le specie già da questa estate, chiaramente sotto forma di embrione.

Alcuni resti di mammut, infatti, conservano ancora campioni di tessuto utilizzabile, che permetterà di recuperare le cellule per la clonazione, a differenza dei dinosauri, scomparsi circa 65 milioni di anni fa e i cui resti esistono solo come fossili.

L'embrione verrà inserito nell'utero di un elefante con la speranza che l'animale possa dare alla luce un cucciolo di mammut. La scelta è ricaduta sull'elefante proprio perché pare sia il parente più prossimo del mammut, un grosso mammifero coperto di lana scomparso con l'ultima glaciazione.

"I preparativi per realizzare questo obiettivo sono stati conclusi", ha spiegato Akira Iritani, leader del team e professore emerito dell'Università di Kyoto. Ma se entro i prossimi 5 anni l'embrione di mammut trapiantato nell'utero di un elefante riuscisse a venire alla luce, quali saranno le conseguenze? Cosa comporterà inserire una specie già estinta all'interno del ciclo della vita?

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