Il mistero del metano di Marte si arricchisce (e si infittisce)

Abbiamo già discusso come "Metano su Marte" o "Vita su Marte, possibile spiegazione al metano del Pianeta Rosso", il mistero del metano su Marte. C'è qualcosa che effettivamente non quadra, e che si fatica a spiegare.

Un altro indizio sulla possibile natura del metano marziano, che si aggiunge a diverse altre tracce che puntano in una o l'altra direzione, è il fatto che il metano del pianeta rosso abbia una vita media inferiore ad un anno, e che la quantità di gas nell'atmosfera sia mantenuta bene o male costante da emissioni localizzate che mostrano variazioni stagionali e annuali.

La scoperta è stata fatta da due italiani: Sergio Fonti, dell'Università del Salento, e Giuseppe Marzo, di NASA Ames, che hanno sfruttato il Mars Global Surveyor per raccogliere dati sull'evoluzione del metano su Marte nell'arco di tre anni. Dopo l'analisi è risultato evidente che il metano marziano dispone di un periodo di vita inferiore ad un anno. Quello che invece è meno chiaro è se le sorgenti che continuano ad immettere gas nell'atmosfera siano di natura geologica o biologica.

I livelli di metano sono al massimo nell'emisfero nord del pianeta durante l'autunno, con picchi di 70 parti per miliardo. Durante l'inverno, i livelli di metano si abbassano parecchio, e rimane soltanto una (relativamente) sottile banda di gas. All'inizio della primavera, ecco che il metano inizia ad incrementare nuovamente, e cresce più velocemente durante l'estate, diffondendosi su tutto il pianeta.

Sul pianeta sono state localizzate tre regioni dell'emisfero nord in cui il metano appare molto più concentrato: Tharsis ed Elysium, due regioni vulcaniche, e Arabia Terrae, che contiene molto ghiaccio d'acqua nel sottosuolo.
I livelli maggiori di metano sono stati rilevati nei pressi di Tharsis, dove potrebbero essere ancora attivi processi geologici come fenomeni magmatici, idrotermali e geotermali.

"E' evidente che le concentrazioni più alte siano associate alle stagioni più calde e alle località che hanno condizioni geologicamente (e anche biologicamente) favorevoli, come attività geotermale e forte idratazione. L'energia più elevata durante l'estate potrebbe rilasciare i gas prodotti da processi geologici, o esplosioni di attività biologica" spiega Fonti.

Siamo quindi al punto di partenza: non si riesce ancora a stabilire se il metano venga prodotto da attività geologica o da fenomeni di natura biologica. Ad aggiungersi a questo, non è nemmeno chiaro il meccanismo attraverso il quale il metano viene rimosso dall'atmosfera. I processi fotochimici non potrebbero sbarazzarsi del metano così in fretta come mostrano le osservazioni. Il vento potrebbe favorire questi processi, ma è tutto da simulare e dimostrare.

"E' la prima volta che i dati di uno spettrometro orbitante sono stati utilizzati per monitorare il metano per un lungo periodo di tempo. Il set di dati del TES ci hanno permesso di seguire il ciclo del metano nell'atmosfera marziana con accuratezza e completezza senza precedenti. Le nostre osservazioni saranno molto utili nel comprendee le origini ed il significato del metano di Marte" conclude Fonti.



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