Genetica, individuato un catalizzatore che promuove la diversità

Il professor Jeffreys ha trascorso più di due decenni dalla sua scoperta chiave del 1984 a studiare ciò che lui stesso descrive come “pezzi di Dna molto strani”, parti ripetute di codice genetico molto variabili chiamate ‘minisatelliti’, trovati nel genoma umano. Sir Alec ha osservato che esse sembrano cambiare e “prendere mutazioni ad un’intensità straordinaria, se paragonata a quella di un altro Dna”.

Adesso, in un saggio pubblicato online su ‘Nature Genetics’ del 5 settembre 2010, Sir Alec ed il suo team del dipartimento di genetica dell’Università di Leicester hanno dimostrato la notevole influenza di un particolare gene sullo sviluppo della diversità negli esseri umani. Il lavoro è stato finanziato dal Medical Research Council, Wellcome Trust, Boehringer Ingelheim Fonds, Royal Society e dalla Louis-Jeantet Foundation. Il professor Jeffreys è professore di genetica alla Royal Society Wolfson Research a Leicester.

“In ogni generazione - ha affermato Sir Alec - il nostro patrimonio genetico viene ‘rimescolato’, come una scatola genetica di carte, in un processo chiamato ‘ricombinazione’, un motore essenziale che porta alla diversità. Il lavoro che abbiamo svolto negli ultimi 10 anni a Leicester è stato fondamentale per capire la ricombinazione negli esseri umani, ed ha permesso la definizione molecolare di ‘hotspot di ricombinazione’, piccole zone in cui si concentra il processo di rimescolamento".

"Il nostro nuovo studio - ha aggiunto lo specialista - si è focalizzato su un gene chiamato ‘PRDM9’ che crea una proteina che lega col Dna e scatena l’attività degli hotspot. La scoperta entusiasmante è che persone con differenti versioni di PRDM9 mostrano comportamenti di ricombinazione profondamente diversi, non solo negli hotspot, ma anche nei riordinamenti cromosomici che provocano alcuni disturbi genetici”.



Ironicamente, la variazione nel PRDM9 è dovuta ad un minisatellite all’interno dello stesso gene. Sir Alec ha infatti spiegato di aver “chiuso il cerchio partendo con i minisatelliti per sviluppare l’impronta genetica, ed arrivando ad un gene contenente un minisatellite che gioca un ruolo chiave nel guidare tutti i tipi di diversità del Dna umano, incluse variazioni ai minisatelliti. Una possibilità intrigante è che stia addirittura guidando la propria evoluzione”.

Secondo l'esperto, pertanto, la ricerca effettuata "promuoverà inevitabilmente l’abilità degli scienziati nel capire i processi base che ci rendono tutti geneticamente unici e di definire un’intera nuova classe di fattori di rischio genetico per molti riordinamenti del DNA, che provocano malattie, che possono sorgere quando la ricombinazione va storta".

“Abbiamo mostrato - ha infine concluso Sir Alec - che gli hotspot hanno una strana propensione per l’autodistruzione, quindi come potrebbero esistere? Il minisatellite PRDM9 ci dà la risposta: evolve rapidamente, come nessun altro minisatellite instabile, e continua a sfornare varianti che possono scatenare nuovi hotspot, sostituendo quelli che si sono suicidati. Un meccanismo assolutamente folle che assicura che la ricombinazione vada avanti, ma tipico delle misteriose soluzioni che l’evoluzione sa trovare”.



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