In realtà, taluni dubitano perfino che la ricerca abbia un obiettivo “esistente”, visto che sappiamo che un buco nero deve “rubare” materia
da un disco di accrescimento, per emettere (sia pure indirettamente) radiazione luminosa, e dunque poter essere individuabile dai ricercatori.
Tuttavia…
…se il buco nero viene espulso dalla sua galassia e gettato negli “spazi aperti”, c’e’ da chiedersi se il disco di accrescimento
possa andar via con lui, o piuttosto se rimane indietro…
Adesso arrivano dei nuovi calcoli, da parte del teorico Avi Loeb (Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics), che danno ai “cacciatori di buchi neri”, ragionevoli
speranze che la loro ricerca possa avere dei frutti. Loeb ha mostrato, infatti, come in genere un buco nero espulso dal centro di una galassia, possa ben portare
con se anche il suo disco di accrescimento, e dunque rimanere “aliementato” e visibile anche per diversi milioni di anni.
Nello scenario esaminato da Loeb, due galassie entrano in progressiva collisione e alla fine si fondono. Allora i buchi neri ruotanti, di grande massa, presenti
al centro delle rispettive galassie, si fondono, emettendo fasci di radiazione gravitazionale in particolari direzioni. Le simulazioni al computer mostrano
come il momento netto trasportato dalla radiazione fornisce al buco nero risultante una forte spinta nella direzione opposta al fascio di radiazione gravitazionale.
In questo modo, il buco nero può acquisire una velocità considerevole, tale da permettergli di traversare una intera galassia nel tempo (cosmologicamente
assai breve) di appena dieci milioni di anni…!
tratto da: http://cfa-www.harvard.edu/
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