Scopriremo le malattie grazie alle onde elettromagnetiche?

La possibilita' di comprendere la natura dei segnali elettromagnetici provenienti dal Dna dei batteri potra' cambiare in futuro l'approccio della medicina alle malattie, spostando l'attenzione sugli aspetti fisici e chimico-fisici del funzionamento dell'organismo.


Lo ha spiegato il premio Nobel Luc Montagnier, scopritore del virus dell'Aids, nel suo intervento al convegno 'integrazione tra fisica, chimica e biologia alla base della medicina del futuro', oggi a Milano.
"Il Dna del genoma della maggior parte dei batteri patogeni - ha detto lo scienziato francese - contiene 'spezzoni' che risultano capaci di generare onde elettromagnetiche a frequenza molto bassa, fino a 2000 Hertz".



Lo studio di questi segnali, secondo Montagnier, "puo' aprire la strada allo sviluppo di sistemi di rilevamento estremamente sensibili per scoprire, ad esempio, infezioni batteriche croniche in diverse malattie".
Il Premio Nobel ha affermato: "Abbiamo rilevato gli stessi segnali elettromagnetici di spezzoni di Dna batterico nel plasma sanguigno di pazienti colpiti da Alzheimer, Parkinson, sclerosi multipla e artrite reumatoide: cio' potrebbe far ritenere che infezioni batteriche siano presenti in tali malattie".
Sara' un caso, ma uno studio illustrato al convegno milanese da Piergiorgio Spaggiari, direttore degli 'Istituti Ospitalieri' di Cremona, dimostra che l'utilizzo dei campi magnetici a bassa intensita' migliora il trattamento nella sclerosi multipla.
Inoltre, segnali elettromagnetici possono essere generati - secondo Montagnier - dall'RNA di virus quali l'Hiv, l' influenza A, l'epatite C. Al momento, lo scienziato sta verificando gli stessi risultati su un particolare tipo di carcinoma polmonare.
"Si tratta di ricerche molto interessanti - secondo Silvio Garattini, direttore dell' Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano - anche se per il momento pionieristiche. Certamente queste conoscenze sono importanti, pero' le applicazioni sono ancora molto lontane. Lo stesso Luc Montagnier ha detto che bisogna aspettare e bisogna fare adeguati studi. Ogni conoscenza e' comunque un bene che si sviluppa nel tempo".
Il ruolo dei farmacologi arriva alla fine di percorsi come questo: "Il nostro compito - ha concluso Garattini - e' quello di cercare di tradurre le conoscenze, quando arrivano a un livello adeguato, in opportunita' per la terapia".

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