Molecole organiche in un pianeta extrasolare


Un gruppo di astronomi statunitensi, utilizzando osservazioni effettuate con due grandi telescopi spaziali, Hubble e Spitzer, ha scoperto acqua, metano e anidride carbonica nell’atmosfera di un pianeta extrasolare denominato HD 209458b. Si tratta di un pianeta la cui massa è approssimativamente 220 volte quella della Terra (circa 0,7 volte la massa di Giove) e la stella attorno a cui orbita (HD 209458) è una nana gialla simile al Sole situata a circa 150 anni luce da noi in direzione della costellazione di Pegaso. La massa del pianeta indica che molto probabilmente si tratta di un gigante gassoso. Il raggio della sua orbita è di appena 7 milioni di chilometri e quindi è pari ad 1/8 del raggio dell'orbita di Mercurio; questa grande vicinanza alla stella attorno a cui rivolve fa sì che un anno su questo pianeta equivalga a circa 3,5 giorni terrestri, e sulla sua superficie vi sia una temperatura molto elevata, pari a circa 1.000 °K.


HD 209458b costituisce la pietra miliare di tutta una serie di traguardi raggiunti nella ricerca di esopianeti.Si tratta, infatti, del primo pianeta extrasolare scoperto durante il suo transito sul disco della stella compagna ed il primo la cui atmosfera sia stata confermata ed osservata direttamente mediante tecniche spettroscopiche.

Adesso, è il secondo esopianeta in cui vengono rilevati tre composti che sono potenzialmente importanti per lo sviluppo di processi biologici in pianeti che si trovino nella cosiddetta “zona di abitabilità”. Il primo, nel dicembre 2008, è stato HD 189733b, un altro gigante gassoso. Aver rilevato la presenza di composti organici in due pianeti extraterrestri fa quindi pensare che in un prossimo futuro sarà una cosa comune osservare molecole che hanno a che fare con la vita in questi lontani parenti della Terra.
Le abbondanze relative di acqua e anidride carbonica sono simili nei due pianeti, mentre il metano risulta essere più abbondante in HD 209458 b. Altri pianeti extrasolari di tipo gioviano potranno adesso essere caratterizzati e confrontati utilizzando gli strumenti attualmente disponibili, in attesa che la missione della NASA Kepler, lanciata lo scorso marzo, scopra i primi esopianeti di tipo terrestre. Se ciò avverrà si dovrà attendere almeno un decennio per poter essere in grado di rilevare in questi oggetti le tracce chimiche di eventuali attività biologiche.

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