Lo status di Pallade


Scoperto il 28 marzo 1802 da Heinrich Wilhelm Olbers a Brema, Pallade appartiene alla ristretta cerchia degli asteroidi più grandi. Il suo diametro, infatti, è di circa 550 chilometri ed è dunque paragonabile a quello di Vesta. Nonostante le sue consistenti dimensioni e malgrado si collochi alla stessa distanza dal Sole della maggior parte degli asteroidi della fascia principale, Pallade presenta parametri orbitali piuttosto inusuali, con notevoli valori di inclinazione ed eccentricità. Piuttosto elevata anche l'inclinazione del suo asse, valutata intorno ai 60 gradi.


Dopo un primo tentativo di fotografare l'asteroide da parte del telescopio spaziale e non andato a buon fine, più o meno un paio di anni fa Hubble ci ha riprovato con successo e da allora gli astronomi possono disporre di immagini in alta risoluzione anche di questo corpo celeste. I risultati dello studio dettagliato di quelle immagini compiuto da Britney Schmidt (UCLA) e da altri ricercatori sono stati recentemente pubblicati su Science e hanno riservato non poche sorprese.

Non solo è stato possibile confermare le dimensioni di Pallade, ma anche la sua forma decisamente tondeggiante, resa in alcuni punti meno regolare dagli impatti cosmici che - come è avvenuto per tutti i corpi del Sistema solare - hanno costellato la sua storia. Per la prima volta Schmidt e collaboratori hanno individuato il probabile sito di un gigantesco impatto su Pallade: non è stato possibile stabilire con certezza se ci troviamo in presenza di un vero cratere, ma la depressione individuata è davvero notevole e potrebbe aprire il campo a scenari interessanti che vedono Pallade legato a una possibile famiglia dinamica.
Oltre a ciò, i ricercatori hanno individuato sulla superficie del corpo celeste la presenza di aree più chiare e regioni più scure, indizio importante che potrebbe indicare che ci troviamo in presenza di un oggetto che ha subito gli stessi importanti cambiamenti nella struttura interna che hanno caratterizzato il cammino evolutivo dei pianeti.
Tirando tutte le somme, insomma, Pallade potrebbe avere tutti i requisiti per aspirare alla qualifica di Pianeta nano. Al di là della scarsa importanza di una riclassificazione dell'asteroide, valida probabilmente solo per i manuali e le statistiche, quello che importa maggiormente è che abbiamo forse incontrato un esemplare ancora intatto di quei protopianeti dai quali, per successiva aggregazione, si sono formati i corpi maggiori del Sistema solare. Una autentica rarità, dunque, alla quale dedicare particolare attenzione perchè potrebbe darci preziose informazioni sul nostro lontano passato.

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